Nel processo storico, il capitalismo, già suo fiero avversario, si è integrato nello Stato. Una vera e propria mutazione per la quale ha preso forma il capitalismo di Stato; o il karpitalismo di Stato, come scrive l’autore all’interno del volume. È una grande e sapiente trama mafiosa del potere politico, che si tesse fin dai primordi delle società umane complesse. I suoi capisaldi sono le tasse da corrispondere al tempio, non importa se sacro o profano, i confini nazionali, le leggi; ma anche qualcosa di più profondo, che ha a che fare con la nostra specie. E cioè il sempiterno e problematico conflitto tra i due sessi, e tra le loro opposte visioni del mondo; che danno vita a due ethos completamente differenti, e, come insegna la lezione marxista, strettamente dipendenti dai modi di produzione. Ma Piero Flecchia scende più in fondo. Attraverso i testi della storia moderna, dell’antropologia, dell’economia, della storiografia antica, interpreta i fatti politici dell’immediato oggi, dominati da un brutto poter che, ascoso, a comun danno impera…
È una scrittura saggistica nella linea Imbriani-Gadda che, mentre conia sberleffi linguistici quali karpittalismo, leadreristi…, non ha paura di chiamare per nome i politici responsabili dell’uso delle strutture statali ai danni dei cittadini, in combutta con l’oligarchia finanziaria; espressioni entrambe di un qualcosa di ben più tremendo: la natura egotica e distruttiva nascosta dentro ciascuno di noi, e che oggi trova nel karpitalismo di stato la sua maschera sociale sadomasochistica di dominio
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