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Architetti-Artisti nella seconda metà del Novecento a Roma. Paola D’Ercole, frammenti inediti
20-27 Giugno 2021 ore 19-21
10-17 Settembre 2021 ore 18-21
In mostra attraverso 45 opere e 4 video il lavoro dell’Architetto-Artista Paola D’Ercole, risultato di una ricerca durata cinque anni.
Embrice. Galleria di Ricerca
via delle Sette Chiese, 78
00145 – Roma
Poco meno di cinque anni fa, a settembre del 2016, Embrice Arti e Mestiere annunciava in rete – embrice2030.– la preparazione di due mostre (un Architetto, Paolo Meluzzi, scomparso nel dicembre 2005, e una Architetto-Artista, Paola D’Ercole, 1943-2006) .
Entrambi legati a gruppi con diverse connotazione intellettuali, coerentemente a quanto avveniva già nei primi anni Sessanta a Roma nella formazione degli studenti di Architettura e dei giovani Architetti laureati dal 1958 in poi. Nel 2016 cadeva il quarantesimo anniversario della morte di Jorge Luis Borges (16 giugno 1976), autore principe nella bibliografia del labirinto fra i moderni: un labirinto letterario, e della mente, fino alla pratica quotidiana. Sul versante opposto, Walter Gropius era il profeta, della integrazione architettonica negli anni Sessanta, che si aprivano con la pubblicazione di due libri nella traduzione italiana: L’Aleph, appunto, di J.L. Borges (Adelphi, 1959), e Architettura Integrata, di W. Gropius (Il Saggiatore, 1958).
A entrambi i temi si riferiscono i giovani architetti romani nella seconda metà degli anni Sessanta. Lo “Studio Labirinto”, fondato da Paola D’Ercole con i suoi amici nel 1966, avrà, come molti altri gruppi strutturati a Roma e in Italia e all’estero (AUA, GRAU, superstudio, Archigram), esiti marginali nello sviluppo della città reale.
Anche perché il sentiero, per i troppi laureati Architetti, finito il miracolo economico, non portava più a un bivio, ma approdava ad uno spazio vuoto, di fronte al quale le opzioni di vita erano mille e al tempo stesso invisibili.
La via di Paola D’Ercole è stata quella della uscita dal labirinto attraverso il lavoro artistico.