Perdere tempo per educare. Educare all’utopia nell’epoca del digitale
€20.00 Iva inclusaISBN 9788885629967, pagg. 240, prima edizione: dicembre 2020.
"Valorizzare l'aspirazione a un dialogo fra le culture, a una coesistenza delle culture. Per questo alla prospettiva dell'universalismo [opponendo] piuttosto un "universalismo plurale," che consiste nel riconoscimento e nella coesistenza di una diversità, e nel dialogo fra queste diversità."
Serge Latouche (Vannes, 12 gennaio 1940) è un economista e filosofo francese. È uno degli animatori della Revue du MAUSS, presidente dell'associazione «La ligne d'horizon», nonché professore emerito di Scienze economiche all'Università di Parigi XI e all'Institut d'études du developpement économique et social (IEDES) di Parigi. È tra gli avversari più noti dell'occidentalizzazione del pianeta e un sostenitore della decrescita conviviale e del localismo (o localizzazione). Conosciuto per i suoi lavori di antropologia economica, Serge Latouche critica il concetto di economia intesa in "modo formale", ossia come attività di mera scelta tra mezzi scarsi per poter raggiungere un fine. Rifacendosi in tal senso al pensiero di Karl Polanyi egli mira a proporre nelle sue opere il concetto dell'"economico", rifacendosi alla definizione di "economia sostanziale", intesa come attività in grado di fornire i mezzi materiali per il soddisfacimento dei bisogni delle persone. Critica, attraverso argomentazioni teoriche e con un approccio empirico comprensivo di numerosi esempi, il concetto di sviluppo e le nozioni di razionalità ed efficacia economica. Queste infatti appartengono ad una visione del mondo che mette al primo posto il fattore economico; per Latouche invece si tratta di "far uscire il martello economico dalla testa", cioè di decolonizzare l'immaginario occidentale, che è stato colonizzato dall'economicismo sviluppista. In questo quadro egli critica anche il cosiddetto "sviluppo sostenibile", espressione che secondo lui a prima vista suona bene, ma che in realtà è profondamente contraddittoria, e rappresenta un tentativo estremo di far sopravvivere lo sviluppo, cioè la crescita economica, facendo credere che da essa dipenda il benessere dei popoli. I numerosi testi di Latouche invece evidenziano che i maggiori problemi ambientali e sociali del nostro tempo sono dovuti proprio alla crescita e ai suoi effetti collaterali; di qui l'urgenza di una strategia di decrescita, incentrata sulla sobrietà, sul senso del limite, sulle "8 R" (Rivalutare, Riconcettualizzare, Ristrutturare, Ridistribuire, Rilocalizzare, Ridurre, Riusare, Riciclare) per tentare di rispondere alle gravi emergenze del presente. Nemico del consumismo e della razionalità strumentale, Latouche è un intellettuale che presenta tratti assai personali ed è stato introdotto nel dibattito italiano da gruppi culturali sia della destra radicale che della sinistra antagonista. Latouche è uno dei critici più acuti dell'ideologia universalista dalle connotazioni utilitariste: rifacendosi anche alle concezioni di Marcel Mauss e di Ivan Illich, rivendica la liberazione della società occidentale dalla dimensione universale economicista. A coloro che nel mondo contemporaneo mettono in discussione la prospettiva universalista, cioè la pretesa della civiltà occidentale di imporre a tutto il mondo una serie di valori considerati validi per tutto il genere umano si obietta d'altra parte che criticando l'universalismo, si può finire nel relativismo e nel particolarismo. Non è stato forse il particolarismo, inteso come l'esaltazione delle culture particolari, quello che spesso ha generato divisioni e lotte in nome di una ristretta, egoistica, visione della propria identità? Latouche ribalta questa accusa addossandola proprio all'universalismo che sostiene non sia altro che una creazione ideologica occidentale, di un occidente che in nome della propria identità, dell'identità della "tribù occidentale", come dice Rino Genovese, pretende d'imporre un imperialismo culturale al resto del mondo.
ISBN 9788885629967, pagg. 240, prima edizione: dicembre 2020.