L’esicasmo – dal greco hēsychia, «quiete, calma, pace» – è una tecnica di meditazione basata su una preghiera interiore da ripetere incessantemente, che ebbe tra i suoi principali ispiratori Gregorio Palamas, un famoso monaco e mistico bizantino. Per portare a termine la preghiera occorreva mettersi in una condizione di tranquillità, sedersi, inclinare la testa sul petto, guardare verso il centro del ventre, trattenere il respiro, fare uno sforzo mentale per trovare il «luogo del cuore», cioè per rappresentarsi quest’organo, ripetendo il nome di Gesù Cristo. Una forma di preghiera svincolata dall’autorità ecclesiale e dalla reale presenza del praticante in uno specifico luogo sacro: egli stesso, infatti, diventava il tempio oggetto della contemplazione.
Qualcosa di molto simile alla tecniche di meditazione dello yoga: secondo i dettami dello Yogasūtra, il prāṇāyāma è il controllo del respiro che, combinato alla postura corporea (āsana), conduce ad un risveglio della coscienza. Sia nell’esicasmo che nello yoga il corpo ha un ruolo determinante in una forma di concentrazione finalizzata all’osservazione di sé, predisponendo alla creazione del divino in noi stessi.
Flavio Poli ha messo a confronto i due importanti sistemi meditativi, affrontando in un’ampia sintesi storica il problema dei possibili contatti fra l’India e il mondo mediterraneo prima e dopo l’avvento dell’Islam. Un libro fondamentale per comprendere il cammino del misticismo da Oriente a Occidente.
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